L’attuale situazione causata dall’emergenza sanitaria mondiale ci ha imposto di rivedere completamente il nostro modo di vivere e, conseguentemente per noi fotografi, l’approccio alla fotografia.
In queste settimane trascorse a casa abbiamo avuto modo di fare o comunque vedere di tutto. Dai corsi gratuiti offerti in streaming al racconto dei giorni della quarantena sfruttando set fotografici improvvisati allestiti nelle nostre case. C’è chi ha approfittato per studiare sfruttando il tempo a disposizione, chi per riflettere sui diversi aspetti della fotografia e chi ancora per esercitarsi con nuovi generi fotografici.
La fotografia è un linguaggio, attraverso essa ci esprimiamo. Così come lo fa un poeta con i versi o un musicista con la sua musica. Le fotografie che scattiamo parlano di noi, delle nostre emozioni e delle nostre esperienze, poiché riflesso della nostra sensibilità.
Fotografare significa mettersi alla prova, superando ostacoli e limiti personali, perché solo fotografando ci si può guardare attorno sperimentando nuovi linguaggi artistici ed espressivi. Una crescita personale non può che portare, inevitabilmente, a un miglioramento delle nostre immagini fotografiche.
Questa lunga pausa ci ha allontanati, per certi versi, dall’atto pratico del fotografare, a favore di un significativo approfondimento introspettivo che fino ad oggi era stato lasciato in disparte.
Attività, progetti ed esposizioni rinviate, insieme all’impossibilità di spostarsi, ci hanno portato in queste settimane a continuare a scattare ma senza seguire una linea narrativa chiara e definita. Il risultato è stato il volgere lo sguardo maggiormente su noi stessi, analizzando con maggiore consapevolezza la realtà che ci circonda e prediligendo situazioni alle quali, fino ad oggi, non avevamo mai dato tanto peso.
Ne è venuto fuori un risultato nuovo, affascinante e di scoperta.
A questo punto la domanda sorge spontanea: fermiamo la fotografia in attesa di tempi migliori o siamo pronti a cogliere nuove sfide?
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